Il fiume Foro scorre nel cuore del Parco Nazionale della Maiella e solca la
Provincia di Chieti dall’Asinara fino al mare Adriatico; lungo le sue rive,
nella valle del Foro, sorgono alcuni antichi mulini. In passato la forza del
fiume era l’unica fonte da cui ricavare energia e la presenza dei mulini
rappresentava per gli abitanti la sola possibilità di macinare i diversi cereali
e di produrre, così, differenti tipi di farina: quella di grano tenero era usata
maggiormente per la panificazione; quella di grano duro era più adatta per
la pasta, senza contare le numerose farine prodotte con altri cereali e usate,
a seconda del baccello di partenza, non solo per l’alimentazione delle bestie
ma anche per cucinare delle particolari pietanze.
La costruzione dei mulini era regolamentata da una severa legislatura e per questo motivo il territorio di Pretoro fu impegnato per secoli in dispute legali legate al possesso degli opifici; questi infatti dovevano essere distribuiti in maniera coscienziosa sul territorio entro zone di specifica competenza, in modo da razionalizzare l’uso dell’acqua, risorsa di vitale importanza.
Alle prime menzioni relative alla presenza di mulini lungo il corso del
Foro, riferibili ai primi secoli dopo il Mille e riconducibili ad una gestione
operata dai Benedettini di San Salvatore a Maiella, seguono testimonianze
che giungono fino al Seicento, quando la situazione mutò notevolmente:
da un lato lo strapotere dei feudatari locali e della Chiesa andò scemando,
dall’altro si assistette all’ascesa dei poteri comunali e della piccola borghesia imprenditoriale locale, che fece dell’attività molitoria uno dei cardini principali della propria economia. Nella prima metà del XVIII secolo l’Università di Pretoro iniziò una lunga battaglia legale finalizzata alla costruzione di un nuovo mulino pubblico per i cittadini, opponendosi al connestabile Colonna, che era invece proprietario di un mulino esistente, da cui ricavava cospicue rendite. L’Università vinse la controversia con sentenza favorevole della Regia Camera della Sommaria e fu realizzato il mulino comunale, che iniziò a macinare la farina dei Pretoresi a discapito del mulino dei Colonna. Oggi, però, è quest’ultimo – conosciuto anche come “mulino
rupestre” – il più noto, per la sua posizione privilegiata e immediatamente
visibile rispetto a quello comunale, posto più a monte. Entrambi i mulini
avevano lo stesso funzionamento: l’acqua del fiume veniva incanalata in
un condotto chiamato “gora” che la convogliava nel lago di carico, detto
“formale” o “forma”, il cui scopo era quello di creare un’enorme riserva di
acqua (ne conteneva diverse centinaia di metri cubi) da cui partivano le
condutture finalizzate a garantire un flusso costante per permettere alle
ruote idrauliche dei mulini, di cui oggi non resta traccia poiché erano fatte
di legno, di funzionare correttamente. Ruotando sul loro asse grazie alla
forza dell’acqua, le pale mettevano in funzione la macina posizionata al piano superiore per mezzo di un “pignone” che, passando per un foro centrale, consentiva il movimento della macina superiore, libera di ruotare, su quella inferiore, che invece era fissa al suolo. Tra le due mole venivano fatti scorrere i cereali attraverso dei piccoli canali, dai quali si raccoglieva infine la farina che veniva accantonata nel magazzino attiguo.
The river Foro flows in the heart of the Maiella National Park and cut through
the province of Chieti from Asinara to the Adriatic sea: along its banks, in the
river Foro’s Valley, it is possible to notice some ancient mills. In the past, this river
represented the unique source of energy and the presence of these mills was the only
opportunity for the inhabitants to grind grain and produce different types of flour.
To build a mill, it was necessary to comply with some strict laws, and this is
the reason why Pretoro, over some centuries, was the protagonist in several legal
disputes concerning the ownership of these mills. After the first references to the
presence of mills along the river Foro, dating back to the administration by the
Benedictine monks of San Salvatore a Maiella, there were other mentions which
reached up to the 18th century, when the situation radically changed: on the
one hand the power exercised by the local feudatories and the Church started to weaken, while, on the other hand, the municipal powers and the small entrepreneurial middle class, whose economic growth was strongly based on the milling activities, became stronger and stronger. In the first half of the 18th century, the University of Pretoro undertook a long-term legal dispute aimed at the building of a new state-run mill, taking position against Constable Colonna, who was the owner of an already existing mill, from which he earned substantial income. The
University won the dispute through a favorable judgement by the Regia Camera
della Sommaria (Royal Chamber of Sommaria) and the municipal mill was
built, which started to grind flour for the inhabitants of Pretoro at the expense of
Constable Colonna’s mill. However the last one, also known as “mulino rupestre”,
alias “rupestrian rocky mill”- is the most popular, thanks to its position, more
favorable and visible than that of the remote municipal mill. Both mills worked
in the same way: the water coming from the river was channeled into a duct
towards the lake where the water had to be taken, whose aim was that of creating
a large water supply (containing many thousands of cubic metres); from there,
there were some pipelines which started to operate and which were designed to
ensure a constant flow to allow the water wheels of the mills, which operate
the upper grinder, to work.